Grecia 2010 (Isola di Lefkada e Peloponneso)

Grecia 2010 (Isola di Lefkada e Peloponneso)

10 – 28 Agosto 2010

Dopo giorni di frenetica preparazione e messappunto- camper, ecco arriva il tanto anelato giorno dell’ imbarco ellenico.

Partenza da Caserta h 11.10, con tutta calma. Arrivo al porto Costa Morena di Brindisi alle h 16.10, in largo anticipo per un sereno check- in Endeavor.

Imbarco di lusso con tanto di oblò personale e dovuto risveglio vista mare.

Ritardiamo la partenza della nave per oltre mezz’ora, causa: tipica famiglia allargata di partenopei in ritardo, che ci “scroccano” un passaggio. Ore 20.47.

 

Passeggiata lungo il ponte e cenetta in camper. “Basilicata coast to coast” per noi prima d’incontrare morfeo. Risveglio h 4.00 greche ma, in realtà, sono le 3.00 italiane. Ore 6.15, stiamo approdando!

Abbandoniamo subito Igoumenitsa per dirigerci verso Parga, ma è poco adatta, con le sue viuzze e divieti di transito, al nostro campe”Rino”.

La salutiamo dall’alto e passiamo oltre. Intanto, siamo nelle mani della sberciona del Tom tom e di una cartina da 3 euro che ha una metrica tutta sua per calcolare le distanze.

 

Prima tappa: posto assurdo!

Non sappiamo dove ci troviamo ma… c’è il mare, la corrente e l’acqua offerta da un personaggio piratesco con lunghi capelli bianchi. Su consiglio di una coppia di italiani del nord, dopo un bagnetto refrigerante, pranziamo dal pirata e ci facciamo una bella prima abbuffata di tzatziki, souvlaki, feta e ouzo con 28 euro. (Lo tzatziki più gustoso della TABEPNE greche che abbiam mangiato). Accuratamente, lo mettiamo fra i preferiti sul Tom tom, nominandolo “il pirata”.

Chi ha scosso il camper? In realtà, la coppia ci informa che la Grecia ci ha accolti con una scossetta.

Cerchiamo un posticino per pernottare e riposarci senza spostarci ancora tanto.

Arriviamo a Preveza, la scorgiamo di traverso, dietro un porticciolo. Parcheggiamo Rino in un angolino perfetto, riparato e con tanto di palo della luce per il rientro notturno dopo la visita al paesino in miniatura.

Al mattino, continua la visita, questa volta a piedi, e poi partenza per l’isola di Lefkada.

Attraversiamo il tunnel sotterraneo con 5 euro di pedaggio; al punto informazioni, prendiamo la cartina dell’isola e ci rassicurano sui pochi divieti di stazionamento.

Sostiamo a Lefkada per un pomeriggio. Anche lei col porticciolo, molto turistica e con prezzi abbastanza italiani. Carino il ponte e le stradine. Il caldo ci fa a pezzi. Decidiamo di fermarci a pranzare in stile mesetas.

Superiamo Nidri, molto banale. Diretti a Vasiliki, restiamo sorpresi dalla quantità di vele che si affollano coreograficamente nel golfetto. Giovanni scende a perlustrare la zona col monopattino elettrico. C’è una lunga fila di camper che campeggiano liberamente e un largo posticino perfetto per Rino.

Vasiliki ci cattura per il tempo massimo di tre giorni. Due le basi per nolo e lezioni di windsurf. Giovanni fa due lezioni e l’ultimo giorno fitta la tavola. Io provo a salirci, ma… provo appunto.

Siamo circondati da super fanatici di mestiere che parlano una sola lingua e, per tutto il giorno!

Per tre giorni, però, li si può stare a sentire.

Splendido salvataggio del “bagnino Gio” col motore per due windsurfer che hanno perso il vento, e dritte di vela gratis per lui.

La spiaggia è sassosa, l’acqua non è delle più belle però “ce piace”.

Rino ci aspetta proprio sulla spiaggia, e il paesino è molto carino. Soliti prezzi per mangiare, tanti turisti ma meno di altri e wi-fi free sul porto. Percorriamo l’isola sul versante ovest ma non troviamo niente che ci alletti. Pernottiamo a Lefkada dove scopriamo una spiaggiona di soli kiteristi. Lasciamo l’isola senza passare dal tunnel, e per tutto il viaggio ci chiediamo come sia possibile.

Prossima tappa: Peloponneso.

Percorriamo strade veloci, all’interno di paesini molto semplici e brulli. Passiamo per Amfilochia, Agrinio alla ricerca di sorgenti segnalate dalla cartina già citata, ma le avranno già bevute tutte perchè non le scoviamo e la nostra sosta relax è ad Angelokastro, con baretto su lago e baristi che parlano solo greco. Prendiamo il loro “frape”, Nescaffè con ghiaccio, mentre la compagnia gioca a Baggeamon. Il Freddoccino non lo consiglio. Troppo pannoso.

Illusi di prendere il traghetto, giungiamo al Peloponneso percorrendo un futuristico ponte alla Brooklin con pedaggio per auto e camper di 12,20 euro.

Patrasso la vediamo dall’alto, Giovanni la sconsiglia per Rino. C’incuriosisce Paralia, ma ne restiamo delusi. Fa quasi “villaggio fantasma”. Poi scopriamo che paralia significa “spiaggia di sabbia”.

Il primo tratto ci sembra troppo scomodo per sostare.

Arriviamo a Killini, consigliato da un benzinaio che lo pronuncia come se fosse un nome spagnolo.

Ci fermiamo per due giorni, la spiaggia è morbida, c’è larga scelta di taverne e baretti sul prato. Si vede che è ancora un paesino in via di sviluppo. Docce, ombrelloni e sdraio gratis per noi ci fanno riflettere sul fatto che siamo noi i “sotto-sviluppati”.

Birra ghiacciata (approfittiamo poichè il frigo è, in realtà, un forno) e piccolo cameriere d’eccezione.

Si mangia bene, e con 18 euro in due.

In viaggio per Lechena, ma non fa per noi. Seguiamo Pirgos ma ci aspetta il porto di Katakolo, con immense navi da crociera e negozietti ben organizzati per l’arrivo dei fast- tourist. Carina l’idea della stazione ferroviaria che fa capolinea in un bar con sdraio. La sosta per Rino non è ideale.

Proseguiamo ma le strade per entrare alle spiagge diventano inagibili. Tutte non sterrate da un tratto in poi.

C’imbattiamo solo in una spiaggia dalla strana atmosfera, con case letteralmente aperte sul mare. Scattiamo qualche foto ma poi, scappiamo.

Finalmente, seguendo Zacharo, troviamo Kakovatos che, in principio, ci pare mediocre. Ma il tramonto sul mare ci cattura. Dobbiamo ricrederci. La spiaggia sabbiosa è immensa, il mare vivente, la gente socievole più del solito. Le docce di nuovo libere. Alle spalle, il paese si forma di case vacanze e taverne per tutti i tipi. Ceniamo al modico prezzo di 12 euro in due.

Un barista simpatico ci regala l’impossibile, oltre alla sua password di rete per il wi- fi. “Una faccia, una razza” vale ancora.

19 Agosto, cena a base di pesce (scelto da noi nella cucina), insalata greca, patatine e l’ennesimo uozo “from me”.

Una coppia simpatica e ben fornita, lui tarantino, lei greca, si offrono di aiutarci nella traversata, consigliandoci di ripartire per l’Italia direttamente da Patrasso. Purtroppo posti esauriti.

20 Agosto: “guardo dagli oblò sul mondo che mi circonda, e mi ritrovo sorpresa. Fotografie sempre diverse, da angoli insoliti. Questa è la scoperta. E, intanto, il suono del mare accompagna il dolce sonno del mio amore bello. Siamo a Kalo Nero, nella regione di Messinia”.

Kalo Nero significa bell’acqua. Bella si, ma troppo turistica. Vogliamo fermarci almeno una notte, ma un gruppo di zingari ci distoglie dal restare.

(Purtroppo la seconda parte di questo diario di bordo non è mai stata scritta).

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